Il Prodotto interno lordo (Pil) del Paese, che viaggia oltre il 6%, sembra tagliar fuori, al momento, sia Taranto che il restante territorio ionico, gravati come sono da molteplici vertenze di lavoro e mortificati in termini di coesione sociale, di prospettive occupazionali e di crescita produttiva.
Si considerino, ad esempio, i casi emblematici di Acciaierie d’Italia e Ilva in As, che vedranno l’ingresso di capitale statale per il 60% presumibilmente entro maggio 2022, tramite Invitalia: ad oggi l’unico risultato prodotto è stato quello di aver messo in ginocchio l’intero sistema dell’appalto e dell’indotto con pesanti conseguenze sul reddito delle famiglie dei lavoratori, in prevalenza monoreddito, moltissimi dei quali giovani gravati da mutui.
Notizie esclusivamente e periodicamente apprese dalla stampa descrivono fantomatici programmi industriali di riconversioni produttive e preconizzano forni elettrici alimentati dal preridotto (DRI), tecnologie per il gas circolare utili alla decarbonizzazione, idrogeno (verde?): insomma, si farebbe di tutto per approdare ad una nuova fabbrica green.
Ad oggi c’è solo un decadimento impiantistico, la fermata dell’Afo 4 ed un continuo ricorso alla c.i.g. con migliaia di lavoratori che da anni subiscono un reddito al limite della sussistenza accanto a chi, addirittura, si ritrova a dover lavorare in attesa di stipendio a causa dei mancati pagamenti alle aziende dell’appalto.
E tutto il tempo trascorso e che continua inutilmente a trascorrere si ripercuote negativamente sugli aspetti ambientali, della salute e della sicurezza, accrescendo sempre di più la preoccupazione della città, dei lavoratori e deludendo le aspettative della società.
Tale vertenza, anche per i suoi riflessi economici e produttivi di carattere nazionale, è stata oggetto di attenzione nella 49^ Settimana sociale dei cattolici italiani, tenutasi non casualmente a Taranto dal 21 al 24 ottobre u.s. sul tema “Ambiente, lavoro, futuro #tuttoèconnesso”.
Evento straordinario, questo, al quale migliaia di giovani hanno partecipato da protagonisti, testimoniando attraverso esperienze dirette come sia possibile fare impresa sostenibile, rispettando l’ambiente, il lavoro ed i lavoratori.
Moltissimi di quegli stessi giovani attendono risposte concrete, soprattutto da città come Taranto in cui ambiente e lavoro hanno vissuto per anni in profonda conflittualità.
Altra vertenza territoriale emblematica riguarda la Leonardo S.p.A., eccellenza del Made in Italy, che mentre fa business in altre parti del Paese ed anche all’estero, rischia di vedere in ginocchio definitivamente una realtà importante come quella di Grottaglie con i suoi 1.300 lavoratori diretti, oltre l’intero settore dell’appalto,proprio mentre tale realtà si pone anche come polo di eccellenza nazionale per l’Aerospazio.
E come sottacere, inoltre, la vertenza Albini sulla quale da tempo unitariamente, per quel che ci riguarda insieme con la nostra Femca Cisl, sensibilizziamo le istituzioni a tutti i livelli e presidiamo tutti i tavoli di confronto al fine di non disperdere quelle professionalità che hanno contribuito a rendere quel Gruppo, uno dei più importanti del settore tessile del nostro Paese?
L’elenco delle vertenze potrebbe continuare, con Cemitaly (ex Cementir), ex Miroglio, Marcegaglia, Natuzzi e tante altre meno note, a testimonianza di un territorio che rischia di implodere sul versante del lavoro e della buona occupazione.
Non c’è giorno in cui la stampa non riporti le cifre delle tante risorse europee derivanti dal RRF, JTF, React Eu, Fondi strutturali, Fondo complementare (per questo evitiamo di riportare i tanti MD che vengono quotidianamente indicati), ma senza che alcuno dei lavoratori coinvolti nelle nostre vertenze locali riesca a vedere concretizzata una speranza di futuro lavorativo.
La straordinaria trasformazione epocale che siamo chiamati a compiere, con la transizione digitale, energetica, ambientale, economica, in una parola ecologica, non può prescindere dal considerare la transizione sociale, ovvero quegli obiettivi ben definiti nella missione 5 del PNRR, le cui direttrici sono coesione e inclusione, ovvero che nessun territorio né alcuna persona devono restare indietro.
Istituzioni nazionali, regionali, territoriali vanno incalzati con maggiore forza, affinché si facciano portatori di interesse, anche di questo territorio e di queste lavoratrici e lavoratori, non solo facendo da cassa di risonanza, limitandosi a denunciarne cioè i problemi che lo attanagliano ed elargendo esclusivamente parole di fiducia ma cominciando a fornire soluzioni concrete sui tavoli deputati, dove come sindacato abbiamo tenuto sempre una posizione propositiva e costruttiva.
Il Vescovo Tonino Bello, profeta in terra di Puglia, amava ripetere: «Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!».
Bene, questo è il senso che come Cisl da tempo stiamo perseguendo, rivendicando un Patto sociale che coinvolga istituzioni, politica, parti sociali.
Sono molteplici le opportunità che potrebbero aprirsi per la provincia ionica proprio in virtù delle potenzialità di sviluppo presenti nei settori manifatturiero (industria, cantieristica, energia), agroalimentare, portualità e retro-portulità, terziario, servizi, tessile e moda, economia del mare, turismo e cultura, ricerca e università.
Altra caratteristica aggiuntiva qui presente è la creatività, a ben guardare proprio quella caratteristica maggiormente richiesta dall’innovazione e dalla digitalizzazione, processi che stanno già trasformando i modelli economici, produttivi, ambientali e sociali, dai quali Taranto e il restante territorio ionico non dovranno rimanere tagliati fuori.
di Gianfranco Solazzo – Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi
Taranto, 1 novembre 2021