L’auspicio, ancora una volta, resta l’avvio di una nuova stagione nel territorio ionico, per il lavoro e la sua sicurezza, lo sviluppo, l’occupazione, la sostenibilità ambientale, da quando la vertenza-madre ex Ilva, che ha il cuore pulsante a Taranto, ha marcato una inversione positiva di tendenza, le cui opportunità vanno ora rese concrete, per scongiurare una desertificazione produttiva letale per i destini industriali oltreché di quest’area anche del Paese.
Il Governo nazionale ha manifestato determinazione, mostrando di puntare alla sicurezza degli impianti siderurgici, alla loro manutenzione finalmente accurata, alla ripresa della produzione, al superamento delle fortissime criticità nei rapporti con i sistemi appalto e indotto che, nelle ultime ore, emergono sempre di più.
Da qui occorre ripartire, confermando la strategicità della siderurgia per il settore manifatturiero nazionale e, magari, elaborando un Piano Mattei dell’acciaio.
Certo, sembra far da contraltare la notizia di Ferretti Group, che ha comunicato il recesso dal programma di bonifica e reindustrializzazione del sito ex yard Belleli, nell’area portuale.
Tempi lunghi e burocrazia, aumento dei costi necessari e diminuitecontribuzioni pubbliche, a dire dell’Azienda, avrebbero vanificato un investimento di 200 milioni, in parte sostenuto da fondi pubblici, per la produzione di scafi yacht con una previsione di 200 occupati diretti.
A ciò si aggiunge il depotenziamento di un altro settore, il quale è sempre stato strategico per l’economia ionica e non solo, quello della Difesa, che ha visto ridimensionare gli organici, ovvero le tante professionalità e competenze, dalle duemila unità degli inizi del decennio alle attuali ottocento circa.
Di contro, è in ballo il progetto “Puglia Green Hydrogen Valley” selezionato per un finanziamento Ipcei (Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo) pari a un importo massimo di 370 milioni di euro, che su iniziativa di Edison Next, Saipem e Sosteneo (società dell’ecosistema Generali Investments per rinnovabili e transizione energetica) prevede la realizzazione di due impianti a Taranto e a Brindisi.
E quanto alla portualità siamo stati i primi, come Cisl, ad invocare l’opportunità riveniente dal DL energia 181/2023, che prevede l’individuazione di due aree portuali del Mezzogiorno, con i relativi specchi d’acqua, destinate a infrastrutture di cantieristica navale, a fini di produzione, assemblaggio e varo di piattaforme galleggianti, per l’eolico offshore.
Una grossa occasione di crescita e di potenziamento infrastrutturale che, a nostro parere, andrebbe colta al volo dalle due realtà portuali di Taranto e Brindisi, considerando altresì, per quanto riguarda il territorio ionico, la grossa vertenza in atto per i 330 lavoratori ex TCT/Evergreen in carico all’Agenzia TPWA.
Ecco che il recentissimo insediamento del nuovo consiglio della C.C.I.A.A. di Brindisi-Taranto va letto non come soluzione burocratica ma come opportunità innovativa per i due territori che, presentando similitudini non solo geografiche ma anche di sistema, possono e devono misurarsi con tutta la serie di opportunità – economia del mare, turismo, ricettività, infrastrutture, commercio, agroindustria – che le transizioni in atto consentono di perseguire anche in modalità sinergica a beneficio delle rispettive comunità.
E’ in questo quadro che va, anche, rilanciata la sfida del Tecnopolo del Mediterraneo per lo sviluppo sostenibile, con sede a Taranto ma al servizio del Mezzogiorno e del Paese, in quanto contenitore di pensiero, di idee e riferimento per la ricerca, lo studio, l’innovazione, lo sviluppo sostenibile.