Ancora un morto sul lavoro nel nostro territorio a Brindisi dove, nello stabilimento zuccherificio nella zona industriale, posto ora sotto sequestro, un operaio di 46 anni, originario di Latiano, eseguiva lavori di manutenzione su un nastro trasportatore che gli ha tranciato un braccio, causando la perdita di molto sangue per cui è stato inutile l’immediato trasporto in ospedale.
E’ una scia pressoché interminabile di infortuni mortali, che potrebbe essere equiparata ad una guerra, dove cade un uomo o una donna ma senza che siano colpiti da arma da fuoco.
Molti di questi infortuni potrebbero benissimo catalogarsi come veri e propri omicidi, giacché nessuno esce di casa per recarsi sul posto di lavoro e da lì non farvi più ritorno.
Come Cisl Taranto Brindisi esprimiamo cordoglio e solidarietà agli affetti più cari del lavoratore deceduto ma, al contempo, auspichiamo che le Autorità competenti facciano presto ad individuare chiaramente le cause della morte e, poi, precisate le colpe ad applicare pene pesanti.
Solo qualche giorno fa l’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente di Vega Engineering sulla base dati dell’Inail e dell’indice di incidenza, ha indicato Brindisi al primo posto in Italia per gli infortuni mortali, esclusi quelli in itinere.
Ma noi vorremmo vedere Brindisi piazzarsi ai primi posti in ben altre competizioni!
Le ultime disposizioni del decreto PNRR circa le misure in tema di salute e sicurezza sul lavoro sono state un piccolo passo, perciò bisogna fare assai di più e su questo come Cisl siamo mobilitati da mesi con assemblee a tappeto, sia territoriali nei luoghi di lavoro, che regionali e non ultima quella nazionale a Roma del 13 aprile scorso.
Nel territorio Taranto Brindisi, da tempo stiamo portando il tema della sicurezza anche nelle scuole, perché siamo consapevoli che bisogna partire innanzitutto da una rivoluzione formativa e culturale fin dai primi anni del percorso scolastico.
Insistiamo, però, che siano inaspriti controlli, ispezioni nei luoghi di lavoro e che le pene siano effettivamente applicate.
Non ci fermeremo fino a quando non si fermerà questo scempio nazionale per il quale anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato che “Il lavoro non è una merce, è diritto da tutelare!”