Manifestiamo piena soddisfazione nell’osservare che la mission della Fondazione Tecnopolo del Mediterraneo, da insediare a Taranto, sia divenuta nelle ultime settimane materia di molteplici interventi sui mass media locali, per quanto si rilevi la preminenza di coloro i quali passano sempre in mano a qualcun altro il cerino delle cose da fare, le decisioni da assumere, gli atti formali da realizzare.
E, dunque, se è vero che la speranza va praticata e non solo proclamata è necessario che tutti, ciascuno nel proprio ruolo di rappresentanza istituzionale e sociale, facciano quadrato, affinché tale straordinaria opportunità strutturalmente localizzata al centro del Mediterraneo e che travalica l’interesse specifico della singola comunità, perché al servizio non solo del nostro del Paese, venga realizzata in quanto contenitore di pensiero, di idee e riferimento per la ricerca, lo studio, l’innovazione, lo sviluppo sostenibile.
Come Cisl abbiamo sollecitato pubblicamente, svariate volte, istituzioni e politica, a far data dal 10 aprile 2021, affinché si desse corpo alla Legge istitutiva dell’Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, la n. 145 del 2018 (Legge di stabilità) e successivo DPR n. 195 dell’11 settembre 2020 relativo al regolamento di approvazione dello Statuto.
Abbiamo registrato la costante attenzione sul tema da parte di chi ci ha profondamente sensibilizzati fin dall’inizio circa la bontà del progetto – la cui nascita venne annunciata, al tavolo del CIS Taranto il 24 aprile 2019 – ovvero il Centro di Cultura Lazzati, senza trascurare i decisivi interventi del prof. Lorenzo Fioramonti che, in qualità di ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, contribuì all’approvazione della suddetta Legge istitutiva, finanziata con 9 milioni di euro.
Di recente, anche nel nostro convegno sulle Comunità energetiche del 3 ottobre u.s. abbiamo rinnovato ancora una volta l’appello a istituzioni e partiti affinché si recuperasse specifica attenzione per tale progetto.
Appello ulteriormente ribadito durante la tavola rotonda organizzata dal Comitato cittadino del Tecnopolo del Mediterraneo, il 16 ottobre u.s. all’interno della fiera dell’Asviss, presso l’Aula Magna del Dipartimento Jonico – Università di Taranto, argomentando su quanto il Tecnopolo possa costituire asset strategico per quella trasformazione produttiva, tecnologica, industriale, ambientale, sociale da tutti auspicata.
Trasformazioni tutte necessarie per un nuovo modello di sviluppo ma diverso da quello ancora in atto e consequenziale ad un sistema iper liberista basato esclusivamente sulla massimizzazione del profitto e che ha tenuto separati, anzi contrapposti, a Taranto e per lungo tempo, proprio due elementi cardine: ambiente e lavoro.
I cambiamenti epocali in essere necessitano, prima di tutto, di una transizione culturale, propedeutica ai cambiamenti strutturali che incideranno su quelli produttivi e tecnologici.
Dar vita al Tecnopolo del Mediterraneo significherà agevolare tale transizione, specie se esso sarà posto in sintonia con le Università della Puglia nonché preordinato a rafforzare la rete delle università nazionali con quelle dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e di tutti i 78 soggetti dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile, come più volte auspicato dall’ex Ministro Enrico Giovannini che ne è il Portavoce.
Parola d’ordine è fare sistema e creare una rete per la ricerca, l’innovazione, lo studio delle nuove fonti energetiche pulite, dell’economia circolare, realizzando scambi tra studenti e ricercatori.
Ecco una visione di lungo respiro, che valorizzerebbe l’importanza di questa nobile iniziativa del Tecnopolo e consentirebbe finalmente a Taranto di guardare oltre i confini nazionali ed offrire opportunità di sviluppo sostenibile e innovativo ai nostri giovani e ad un mondo del lavoro chiamato ad acquisire nuove competenze e a riqualificare le attuali professionalità per garantire continuità occupazionale in presenza di trasformazioni che stanno già interessando interi sistemi produttivi e per cui non basta esclusivamente eliminare le fonti fossili.
Taranto è stata oggetto di attenzione, insieme all’area del Sulcis, delle risorse del Just Transition Fund quali territori che per gli importanti processi di de-carbonizzazione dei rispettivi modelli produttivi, dovranno affrontare trasformazioni socio economiche epocali.
Dette trasformazioni, a nostro avviso, necessitano di scienza e coscienza sociale e ciò significa coinvolgere scuola, università, imprese ed associazioni di categoria, mondo della ricerca e, per quanto ci riguarda, il Tecnopolo che potrebbe rivelarsi un punto di riferimento di valore e di straordinaria utilità.
Ci sono da spendere risorse ingenti del PNRR, fino al 2026, oltre a quelle del ciclo europeo 21/27; ci domandiamo: quanto potrebbe agevolare in termini di capacità di progettazione e di spesa sul territorio un istituto come il Tecnopolo?
Pensiamo non sia tanto male un piccola misura di sano egoismo!
Ed allora, prima ancora di voler condividere gli aspetti di governance dell’istituto ne andrebbe pienamente condivisa la mission che, certamente, se prescinde da interessi localistici e di parte è molto chiaro, in ogni caso, che debba traguardare interessi di ampio respiro.
Interessi finalizzati a realizzare un sogno possibile per il territorio ionico, per il Mezzogiorno, per il nostro Paese e per tutta la restante area del Mediterraneo, a beneficio delle nuove generazioni che chiedono risposte credibili e, perciò, esigibili per il loro futuro.
di Gianfranco Solazzo – Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi
Taranto 4 novembre 2022