Attese le difficoltà nelle quali si dibatte l’intero sistema economico ed occupazionale del territorio, con problematici riverberi sulla coesione sociale, Taranto deve puntare alla diversificazione produttiva, a cominciare dal proprio sistema portuale, risolvendo le criticità infrastrutturali, i dragaggi in primis, che ne stanno limitando lo sviluppo commerciale, al netto del segmento crocieristico.
Abbiamo sempre sostenuto, talvolta controcorrente, che il rilancio dell’acciaieria e quello del porto non sono indipendenti tra loro e che le criticità non vanno mai vissute come una resa ma aggredite e trasformate in opportunità.
Ebbene, persiste un bacino occupazionale cui va riservata attenzione predisponendo alternative lavorative: è quello dei 330 lavoratori in carico alla TPWA (Agenzia per la somministrazione del lavoro nel Porto di Taranto), i quali tra meno di cinque mesi si ritroveranno senza occupazione, né sostegno al reddito; al contempo, l’intero sistema produttivo e occupazionale, sia diretto che indiretto, del siderurgico è coinvolto in un processo di transizione industriale imponente ed inedito.
Ed allora, si colgano tutte le possibili occasioni di sviluppo, per dare risposte e soluzioni complementari alle attuali criticità che investono il sistema industriale ionico.
Abbiamo apprezzato il Dl Energia n.181/2023, convertito, con la L. n. 11/2024, che prevede l’individuazione di due aree demaniali marittime del Mezzogiorno da destinare alla realizzazione di infrastrutture funzionali allo sviluppo della cantieristica navale. per le filiere dell’eolico offshore.
E grazie ad un emendamento al Decreto, le due aree portuali di Taranto e di Brindisi hanno potuto avanzare congiuntamente la manifestazione d’interesse.
Al riguardo, in occasione di un recente incontro in Prefettura a Brindisi, in merito al processo di de-carbonizzazione che prevede l’azzeramento della produzione a carbone della centrale Enel, abbiamo sensibilizzato il Ministro Pichetto Fratin affinché il Governo privilegi tale manifestazione di interesse.
Manifestazione che coinvolge due realtà portuali geograficamente strategiche nel Mediterraneo e qualificate dalla loro storia industriale che ha dato tanto, in termini ambientali, alla causa produttiva del Paese, nella parte ionica per quanto concerne la produzione di acciaio, in quella messapica per quanto concerne quella energetica.
Per di più, abbiamo appreso dal Sole 24Ore del 9 agosto u.s. che la società Renexia, del Gruppo Toto, già presente a Taranto con l’unico parco eolico italiano offshore, ha firmato presso il MIMIT un memorandum d’intesa con l’Azienda cinese MingYang Smart Energy, uno dei principali produttori al mondo di turbine eoliche, per realizzare un polo produttivo per la costruzione di turbine eoliche in Italia, che darebbe occupazione a 1.100 persone..
Sarebbe una grande operazione commerciale, industriale, tecnologica, occupazionale e, aggiungiamo noi, di Politica con la P maiuscola, se anche tale investimento potesse attirare l’attenzione delle istituzioni e delle nostre rappresentanze politiche, al fine di candidare l’area portuale di Taranto per un tale polo produttivo .
Costruire turbine eoliche necessita di importanti quantità di acciaio e, d’altro canto, il processo di de-carbonizzazione del siderurgico richiede tanta energia rinnovabile.
Le due realtà, insomma, potrebbero essere funzionali l’una all’altra.
Allora, perché non osare pensando ad un grande hub tecnologico, energetico, sostenibile, al centro del Mediterraneo e in una città come Taranto, dove insiste una delle fabbriche più grandi d’Europa che punta a rilanciare la produzione di acciaio investendo in sostenibilità produttiva, ambientale ed occupazionale?
Polo nazionale per la costruzione di turbine da una parte e Polo nazionale di produzione sostenibile dell’acciaio dall’altra potrebbero posizionare Taranto come un grande distretto industriale che punti, addirittura ,ad esportare know-how.
L’opportunità di avere un polo come quello presente nei programmi di Renexia, sarebbe una grande opportunità per il sistema-Taranto e soprattutto stimolerebbe la diversificazione economica e occupazionale, richiedendo quantità importanti di nuove competenze e professionalità.
Insomma: un bel sogno?
No certamente, ma una possibile realtà da rendere concreta se, mondo dell’impresa, istituzioni, rappresentanti di partito senza distinzione di sorta, parti sociali, remeranno insieme in questa bella avventura, dalla quale trarrebbe giovamento non solo il lavoro produttivo ma lo stesso ruolo della politica, quella più sensibile agli interessi della comunità e non protesa al facile consenso.
Se intendiamo fermare una emigrazione giovanile epocale, spinta da motivazioni occupazionali e di crescita professionale, bisogna smettere di affidarsi agli slogan o demonizzare sempre il pensiero altrui.
Si remi con unità d’intenti, avendo il coraggio di confrontarsi tutti in un Patto di responsabilità, a fronte di una transizione storica da orientare e non da subire, poiché essa segnerà, in un quadro di globalizzazione, i futuri destini sociali e produttivi delle nostre comunità.
Taranto, Solazzo (Cisl): orientare la sfida della transizione energetica ed ambientale
Comunicato stampa