Il recente report “Ecosistema Urbano” realizzato da Legambiente (aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità,ambiente urbano, energia), per la raccolta differenziata ha attribuito a Taranto il 79° posto su una classifica di 106 capoluoghi.
A nostro avviso sarebbe stato altresì interessante indagare sullo stato di felicità dei concittadini ionici, per questo dato che interpella innanzitutto la politica e le istituzioni.
Va evidenziato, tuttavia, il rischio connesso ad una comunicazione mediatica che sia poco attenta a non alimentare un catastrofismo fine a se stesso e a non mortificare, persino più di quanto meritano, una città come Taranto al netto della la sua scarsa offerta di trasporto pubblico ed il suo “flop” nella raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani.
Ma è utile ricordare che, quanto più vengono esaltati unicamente gli aspetti negativi ed evidenziato il presunto grigiore della città, tanto più se ne occultano le bellezze, le opportunità, le specificità.
Taranto ha bisogno di uno slancio di positività da parte di tutti, ciascuno nel proprio ruolo, senza nascondere le cose che non vanno ma neppure senza estremizzarne le problematiche ambientali, economiche e sociali che, ovviamente, devono essere risolte.
La città deve diventare un luogo desiderabile in cui vivere, più che mai dai nostri giovani e dai nostri anziani che sono sempre più in aumento; ed anche dai non “cataldiani” affinché riconoscano, di questa terra, le innumerevoli bellezze paesaggistiche, culturali, marinaresche, enogastronomiche, storiche, architettoniche.
Va da sé che non esisterebbe una buona qualità della vita se mancasse ciò che serve a dare dignità di cittadinanza piena ad un territorio: il lavoro con la buona occupazione ed un welfare concepito nel segno dell’appropriatezza.
E’ fondamentale che il lavoro si confermi missione prioritaria della politica, delle istituzioni, delle parti sociali, dell’associazionismo.
Perché senza il lavoro c’è solo depauperamento e mortificazione per qualsiasi comunità, in tal modo deprivata del proprio futuro, anche in forza di quella emergenza epocale,la denatalità, che sta mettendo fortemente a rischio anche il futuro dell’intero Paese.
Si prenda come esempio l’imminente scadenza di fine anno dell’indennità di mancato avviamento al lavoro (Ima) per i 328 lavoratori ex TCT, iscritti all’Agenzia del Lavoro Taranto Port Workers Agency srl, per ribadire la massima attenzione che meritano questi operatori a tutti i livelli, per tornare ad una occupazione produttiva e per garantire un futuro sostenibile alle proprie famiglie.
Come Cisl, poi, aspettiamo gli esiti – che sembrerebbero imminenti – della manifestazione di interesse, circa l’individuazione del Porto di Taranto e di Brindisi per realizzare infrastrutture di cantieristica navale, a fini di produzione, assemblaggio e varo di piattaforme galleggianti, per l’eolico offshore.
Opportunità che per primi abbiamo caldeggiato pubblicamente grazieal DL Energia n.181/2023.
Ed il nostro pensiero va pure alla vertenza della Hiab di Statte, una eccellenza nel settore di costruzione delle gru, che l’Azienda intende delocalizzare facendo pagare il costo esclusivamente ad oltre 100 famiglie della nostra comunità.
Così come all’annosa vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori della Cittadella della Carità che, crediamo stia arrecando tanto dolore al suo fondatore, il defunto Mons. Motolese che tanto si prodigò per dare a Taranto una casa di accoglienza che considerasse le fragilità sanitarie e sociali del territorio.
E come non citare la questione ex Ilva, in merito alla quale pensiamo che la città si trovi ad affrontare scelte definitive e non più rinviabili che non possono né devono più essere considerate divisive, giacché esse determineranno i destini industriali e produttivi sia del territorio ionico che del Paese.
La salvaguardia dell’impianto, la sua ambientalizzazione, gli interventi di tutela della salute e della sicurezza interna ed esterna alla fabbrica, la salvaguardia occupazionale sia diretta che dell’appalto e dell’indotto, si confermano le condizioni necessarie ed inderogabili per scongiurare che lo stabilimento si riduca ad essere un buco nero nel cuore della città.
A tal proposito, il Just Transition Fund per Taranto, pensato per fornire sostegno al territorio alle prese con le gravi sfide socio-economiche derivanti dalla transizione ecologica verso la neutralità climatica, si rivela al momento strumento ancora evanescente.
Eppure, anche questa opportunità va concretizzata senza ulteriore indugio e, soprattutto, con una azione condivisa, affinché si investa in progetti in grado di compensare le conseguenze occupazionali di un importante processo di decarbonizzazione che interesserà il siderurgico ionico.
Come già accennato, pensare ai giovani e agli anziani significa investire anche in un welfare appropriato, ovvero in politiche sanitarie e sociosantitarie, in edilizia sociale, in quelle culturali, scolastiche, fondamentali per alimentare fiducia, coesione sociale e restituire il gusto della partecipazione ai cittadini, che oggi è ai minimi termini.
In questi giorni, si è alle prese con la Legge di Bilancio 2025, il cui contenuto meriterebbe un confronto produttivo sul merito delle misure previste e di quelle ulteriormente acquisibili durante l’iter parlamentare.
Ebbene, non dimentichiamo che il Documento di Economia e Finanza, essenziale per il nostro Paese, dovrebbe contenere, per legge, alcuni indicatori del BES (Benessere Equo e Sostenibile).
Torniamo così all’incipit di queste riflessioni: dei tarantini, ovvero delle lavoratrici e dei lavoratori, delle anziane e degli anziani, dei giovani e dei ragazzi, a noi piacerebbe che si misurasse quella felicità che il Pil (Prodotto interno lordo) non è in grado di misurare, per una visione condivisa di futuro verso cui, tutti corresponsabilmente, si impegnino a traguardare.