Anche i recenti dati Istat confermano come prima tra le emergenze, del territorio Taranto Brindisi, sia tanto la mancanza di lavoro che la difficoltà di preservare quello esistente e ciò dovrebbe esser sufficiente, a quanti abbiano responsabilità istituzionali a tutti i livelli, per implementare e rendere esigibili politiche fiscali, industriali e sociali di vantaggio per un Mezzogiorno che, finalmente,traguardi un futuro di crescita e di sviluppo, così contribuendo ad invertire, ad esempio, l’attuale trend negativo di permanenza qui di giovani.
Nel secondo dopoguerra la voglia di futuro, la speranza di rinascita del Paese e l’interesse per uno sviluppo solidale, videro i figli di quei tempi di povertà divenire attori principali di una ricostruzione che fu economica, industriale, sociale, educativa.
Oggi, invece, benché facilitati da benessere, nuove tecnologie e livelli di istruzione allora impensabili, si rischia un ritorno indietro e l’acuirsi delle diversità territoriali.
Infatti, a dispetto della disponibilità di risorse finanziarie – circa 200 mld solo per il Mezzogiorno tra PNRR, React-Eu, Fondi strutturali 2021/2027, FSC e JTF – il pericolo reale è di mancare la transizione digitale, ecologica, sociale a vantaggio proprio dei nostri giovani e delle nostre donne, inibendo loro l’opportunità di costituire patrimonio inestimabile di presente e di futuro.
Per superare, ad esempio, l’emergenza denatalità urgono politiche innovative fiscali e familiari,massicci investimenti nei servizi educativi e della formazione, nei servizi sociali, sanitari e socio sanitari, nelle politiche della casa, in quelle infrastrutturali.
Soprattutto è nel mondo della scuola che vanno impegnate risorse importanti, iniziando con il riqualificarne il patrimonio strutturale spesso vetusto; dunque, servono scuole nuove, a tempo pieno, attrezzate tecnologicamente, con servizi internet efficienti e, al contempo, asili nido per recuperare quel gap di partecipazione che l’Europa sollecita.
In sostanza, ad almeno il 33% dei nostri bambini dovrebbe essere assicurato lo stesso diritto di partecipazione almeno vicino a quello attuale dell’Emilia Romagna, con numero di residenti quasi uguale alla Puglia, il cui livello tocca quasi il 40%.
Va, poi, ridisegnato il sistema sanitario pubblico restituendo il diritto universale alla cura, oggi messo in ginocchio da politiche di bilancio fatte di tagli a risorse e strutture, che mortificano tuttora competenze e professionalità che gli altri Paesi ci invidiano.
Taranto e Brindisi continuano ad essere accreditate, frattanto, di bellezze paesaggistiche, storiche e culturali, valore aggiunto per un turismo a tutto tondo, dal mare all’enogastronomia, dal settore dell’horeca a quello dei tanti agriturismi, dal settore crocieristico a quello della portualità, considerando che gli stessi porti rappresentano opportunità di sviluppo tanto culturali quanto industriali.
A ciò si sommano i rispettivi tessuti industriali, opportunità da valorizzare e non da demonizzare.
Guai, infatti, se anche l’imminente ripresa di confronto sul futuro del siderurgico ionico dovesse risultare l’ennesima occasione persa, che porterebbe ad un depauperamento industriale non solo del territorio ma del Paese e alla definitiva scomparsa di un sistema cruciale per il Mezzogiorno, quello delle PMI, che in entrambi i territori occupano migliaia di persone.
La grande transizione industriale ed ecologica che interesserà la siderurgia a Taranto sia, dunque, vissuta come opportunità per attrarre imponenti investimenti utili a traghettare il settore verso uno sviluppo eco-ambientale e divenire occasione studio per nuove tecnologie, realizzando una nuova sintonia con il mondo della scuola, della Università e della Ricerca.
A tal riguardo continuiamo a sostenere l’importanza strategica della realizzazione del Tecnopolo del Mediterraneo, in ordine al quale non si registrano novità se non quelle prospettate nei pubblici dibattiti.
E ciò nonostante l’importanza che lo stesso Tecnopolo potrebbe assumere anche in un contesto di siderurgia nuova sui versanti tecnologico ed ambientale, rendendo concreto il rilancio di una politica industriale nazionale che sia competitiva in Europa e nel mondo e che sia in grado di dimostrarsi volano occupazionale in virtù dei potenziali migliaia e migliaia posti di lavoro diretti e indiretti.
E non vanno sottaciuti, a tale proposito, gli ulteriori investimenti previsti da Falk Renewables e Blue Float Energy per la produzione di energia rinnovabile da impianti eolici off shore, funzionali anche per lo stesso siderurgico ma soprattutto per investire nella filiera per la produzione di componenti per la tecnologia eolica marina.
E l’impiego di risorse economiche importanti, oggi disponibili, deve accompagnare anche il delicato processo di decarbonizzazione che interessa la centrale Federico II in vista del phase out dal carbone entro il 2025, agevolando un dialogo sociale che eviti possibili confusioni come quelle generate dal recente decreto di compatibilità ambientale in merito alla riconversione a gas della stessa Centrale che, in ogni caso, come confermato dall’Azienda, non incideranno sul processo in corso, ovvero sulla volontà di Enel per i siti produttivi di Brindisi (Cerano e banchina carbonifera) di puntare sulle rinnovabili e sulla logistica.
Sempre a Brindisi, non possiamo consentire che si disperdano eccellenze come il Gruppo Dema, lo stesso che ci costrinse lo scorso anno, insieme alla Fim Cisl ed alle altre federazioni confederali dei metalmeccanici, a scendere in piazza per denunciare l’ennesima emorragia occupazionale di 81 licenziamenti della Dcm e tanto a valle di un altro processo che aveva visto centinaia di posti di lavoro messi in discussione sempre nel comparto metalmeccanico.
Oggi sono a rischio ulteriori 151 posti di lavoro delle società Dema e Dar dove sono impiegati lavoratori con competenze e professionalità che sono patrimonio del territorio e del Paese .
Ed è francamente incomprensibile il silenzio delle istituzioni su piani industriali miopi e perdenti, soprattutto quando si potrebbe ricorrere a finanziamenti pubblici, e ancor meno comprensibile risulta tale silenzio quando coinvolge settori strategici e di eccellenza come quello aeronautico.
E’ evidente che si prefigura un periodo importante per il lavoro sia per la vertenza ADI (con l’incontro tra azienda e sindacati che si terrà il 30 gennaio presso Confindustria a Roma), sia per la vertenza del Gruppo Dema che vede il sindacato manifestare nella stessa giornata a Brindisi con un corteo di lavoratori che partendo da via Spalato alle ore 9,00 approderà a Piazza Santa Teresa, per poi recarsi presso la Prefettura dove le OO. SS. incontreranno S.E. il Prefetto dott.ssa La Iacona.
La domanda di lavoro che sia aggiuntivo all’esistente venga, dunque,collocata al primo posto nell’agenda politica ed istituzionale delle realtà di Taranto e Brindisi, perché non esistono terze vie per scongiurare l’inarrestabile desertificazione del territorio a causa della migrazione di giovani orientati a trovare altrove le opportunità sociali da loro attese, quelle cioè di alimentare e di spendere in serenità le proprie competenze.
di Gianfranco Solazzo – Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi
29 gennaio 2023