Non possiamo esimerci, dopo giorni di tanti autorevoli interventi e manifestazioni di solidarietà, dall’esprimere anche noi, quale associazione che vive tra e con le persone, un pensiero in merito a quanto accaduto durante la festa dei Santi patroni.
E ciò al di là della singola ed esecrabile manifestazione di insofferenza avvenuta durante le significative, profonde, affettuose, opportune parole di Mons. Intini durante il suo discorso in occasione della celebrazione dei Santi patroni.
Va, invece, aperta una riflessione comunitaria sul valore del dialogo, dell’accoglienza, del guardare l’altro col senso del noi e non dell’io, dell’ascolto reciproco dove il silenzio talvolta vale più della parola.
Per questo consideriamo il silenzio scelto da Mons Intini durante la messa dell’1 settembre, certamente da Lui sofferto, di grande valore comunicativo, spirituale, morale e di sensibilità verso la propria comunità.
E sentiamo di rivolgere a Lui, nostra autorevole guida comunitaria e spirituale, un grazie anche per questo suo ulteriore significativo insegnamento.
E ci chiediamo e chiediamo: ma senza queste guide fondamentali per una comunità, questo mondo caratterizzato da tanta violenza, indifferenza, individualismo, egoismo, quale destino potrebbe attendersi?
Ci stiamo assuefacendo ad un mondo intriso di guerre, violenze, stupri, familicidi, odio verbale e rancori senza quasi provare alcun raccapriccio.
In un tal contesto cosa vogliamo possa essere l’attacco verbale o una manifestazione di intolleranza tra parti politiche diverse?
E tra rappresentati istituzionali che possono giustamente avere pensieri diversi?
E tra chi si reca ad un evento religioso per alimentare il proprio spirito e la propria fede e chi invece vi si reca per cogliere esclusivamente il momento ludico o giusto per divertirsi offendendo il prossimo?
Accade così quando tra ragazzi si coglie l’occasione di un evento di puro divertimento per creare rissa e con effetti ben più tragici.
Allora, pensiamo di cogliere questa occasione per lanciare, ancora una volta, l’appello prima a noi stessi, alla concordia, al dialogo, al confronto costruttivo, alla partecipazione attiva e propositiva, alla responsabilità di sensibilizzare in modo continuo e costante ad un vivere comunitario in cui il rispetto reciproco sia la parola d’ordine.
A sentirci, insomma, parte di una comunità educante dove ognuno riesce a metterci del suo affinché episodi di intolleranza non trovino cittadinanza specialmente a Brindisi, per la sua tradizione di città di mare che ha saputo più accogliere che respingere.
Questa è la missione che ognuno di noi dovrebbe esercitare per alimentare sempre più una coscienza civica propedeutica a qualsiasi altra crescita economica e sociale.