Questa frase risaltava su una delle primissime tessere della Cisl, che nasceva nel 1950 con fondamentali ben precisi, tra cui autonomia da Governi, partiti, istituzioni e la contrattazione come obiettivo primario.
La missione del sindacato è contrattare, contrattare, contrattare, dandosi obiettivi chiari e realizzabili, esperendo tutte le opportunità di dialogo ed esaminando responsabilmente gli obiettivi raggiunti.
Solo quando venisse negato il diritto al dialogo e alla contrattazione e, soprattutto quando detto percorso risultasse vuoto ed inconsistente, allora la protesta e la mobilitazione risulterebbero condivisibili.
Prendere in esame la Manovra2025, senza considerare la situazione economica e sociale del Paese, né il contesto internazionale, significa dare una interpretazione miope.
Come non considerare il debito pubblico accumulato fin dalla metà degli anni ’80, che oggi supera i 2.800 mld e del quale le nuove generazioni ci chiederanno conto.
E come ignorare il ritorno alle rigidità di bilancio imposte dall’Europa, per cui il nostro Paese dovrà abbattere il debito per 0,5% del PIL nel prossimi 7 anni per un valore di circa 12 mld l’anno, con in più l’ipoteca dei debiti maturati con il super bonus del 110%, che solo per il 2025 ammontano a 38 mld
Ecco: la Manovra 2025 parte già da un debito di circa 50 mld.
Ebbene, quanto finora ottenuto dal confronto con il Governo, ha prodotto che una manovra di 30 mld lordi, indirizza ben 17,7 mld nelle buste paga di 19 milioni di lavoratrici e lavoratori, se si guarda al cuneo fiscale, potenziato, migliorato e reso strutturale modificando il sistema di calcolo da contributivo a fiscale elevando la soglia di reddito cui aver diritto da 35mila e 40 mila e, in più, all’accorpamento delle prime due aliquote fiscali.
Viene poi confermata la detassazione del salario di produttività ed i fringe benefit vengono migliorati e potenziati prevedendo la soglia di 5mila euro per quanti siano disponibili a trasferire la propria residenza per una offerta di lavoro.
E se il Fondo Sanitario ordinario era nel 2022 pari a 126 mld, nel 2025 sarà di 136,5 mld del 2025; per salire a 140,6 mld nel 2026, con proiezione in aumento fino al 2029.
Viene confermata la piena indicizzazione delle pensioni minime fino a quattro volte, con un ammorbidimento determinante del decalage sulla fascia di reddito media, l’anticipo pensionistico per le lavoratrici madri con almeno quattro figli e, inoltre, si prevedono tante altre misure in materia di lavoro e famiglia, come agevolazioni e super deduzioni fiscali per le imprese che assumano giovani, donne e categorie svantaggiate, in particolar modo al Sud.
Per la Zes univa vengono stanziati 1,6 mld e per il rinnovo dei contratti pubblici 2025-2027 stanziati 5,5 mld e previsti accantonamenti per il ciclo 2028-2030
Tutto questo ci basta? Assolutamente no!
Come Cisl vogliamo restare al tavolo di confronto con il Governo, orientati anche dalle illuminanti parole del Presidente Sergio Mattarella che incoraggia al dialogo e all’ascolto.
E’ forte in noi la consapevolezza che la Legge di Bilancio dello Stato non sia un contenitore assoluto al cui interno riversare tutti i problemi del Paese, perché questo si configurerebbe come tentativo subdolo di nascondere ai cittadini la verità.
Per quanto ci riguarda, dunque, è necessario che prosegua il confronto, anche in sede di dibattito parlamentare, sui tagli previsti agli organici della Scuola, sul blocco parziale del turn over nei pubblici uffici, su maggiori finanziamenti per la sanità e la non autosufficienza, sull’aumento delle pensioni minime, su una pensione di garanzia per i giovani, sul ripristino almeno in parte dei fondi per l’Automotive settore, fortemente in crisi, sugli ulteriori tagli fiscali per le fasce medie, riducendo la seconda aliquota al 33% ed ampliando fino a 60 mila euro la soglia di applicazione.
Insomma, un esame oggettivo della Manovra2025 va fatto con le giuste chiavi di lettura, senza dimenticare ben altre Leggi Finanziarie, della storia di questo Paese, definite lacrime e sangue che, a suo tempo, non richiamarono ad alcuna “rivolta sociale”.
E per di più, oggi insistono conflitti bellici, anche nei confini europei, equilibri totalmente nuovi a livello mondiale, dal punto di vista politico, economico, tecnologico e sociale, e due epocali transizioni da affrontare: ecologica e digitale.
Infatti, su politiche industriali ed energetiche, oltre che salariali, vanno aperti tavoli specifici improrogabili.
Fare sindacato in autonomia è complesso, più impegnativo, perché comporta restare nel merito delle questioni, evitando il rischio di essere colpiti da furori ideologici.
Ragion per cui la Cisl risponde solo ai suoi associati ed alle sue associate, perché “il sindacato o è dei lavoratori o non è.”
Solazzo (Cisl): il sindacato o è dei lavoratori o non è
Comunicato stampa