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Solazzo (Cisl): consolidare un comune sentire sul sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro

Sono mesi che il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è di particolare evidenza pubblica, per le continue morti che si registrano, ad esempio, nel settore dell’Agricoltura, specie in questa stagione estiva a causa di temperature tra le più alte registrate negli ultimi decenni.
A proposito: è ancora aperta l’indagine sul lavoratore di origine indiana trovato morto nelle campagne di Laterza.
Di sicurezza sul lavoro si parla – ed è bene che se ne parli – per le continue aggressioni ai Poliziotti penitenziari che operano in condizioni pressoché estreme nella gran parte delle Case circondariali italiane, come abbiamo denunciato giorni fa con altro nostro comunicato stampa.
A ciò si aggiunge l’ennesima emergenza, tra le tante del Paese, delle aggressioni a medici, infermieri, operatrici e operatori dei Pronto soccorso e del Servizio 118.
Sono lavoratrici e lavoratori, questi, già messi alla prova da un Sistema sanitario pubblico che non ha saputo programmare alcun piano relativo al personale, né agli specialisti che sarebbero stati quantitativamente necessari, nel tempo, ai distinti Servizi Sanitari Regionali.
Risultato: nessuna logica di programmazione alle Facoltà di medicina e relative specializzazioni e meno che mai opportuni piani di assunzione; conseguenza, quest’ultima, del contenimento dei costi e del blocco del turnover.
Ecco la logica dei costi che si scaricano direttamente, non solo sui servizi sanitari e sociosanitari, ma anche su chi è in prima linea con spirito di abnegazione e responsabilità ad espletare un servizio che è pubblico ed universale, come da Legge n. 833/78 istitutiva del Servizio sanitario nazionale.
Quanto accaduto nei giorni scorsi a Maruggio, alla Dottoressa della continuità assistenziale, cui manifestiamo come Cisl solidarietà e vicinanza, è il risultato oggettivo di una irresponsabilità attribuibile a quella visione di Sanità pubblica, trasversalmente incurante della salute e sicurezza del proprio personale dipendente.
Eppure le risorse finanziarie della Sanità, la cui potestà legislativa spetta alle Regioni in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato, rappresentano la voce di bilancio più significativa e, nonostante ciò, insufficiente quanto a risorse finanziarie.
Probabilmente, però, qualche spreco in meno potrebbe assicurare a chi svolge turni di notte presso un Pronto soccorso o presso una sede della continuità assistenziale, oppure quando un Medico si reca ad un domicilio di notte, maggiore sicurezza da parte del medesimo servizio di vigilanza già attivo presso Ospedali e Uffici Asl.
E’ paradossale che ambienti per la movida pubblica notturna vengano di norma presidiati da servizi di vigilanza, mentre per una Operatrice od un Operatore che si interessano della salute delle cittadine e dei cittadini si ritiene sufficiente una pacca sulla spalla dopo i casi di aggressione.
Va bene la solidarietà espressa a posteriori, ma se concretamente si intende dimostrare interesse per la sicurezza e la salute di queste persone, le Asl e la Regione Puglia, devono intervenire attrezzando tutte le postazioni sanitarie del territorio anche di notte, con servizi di vigilanza a fini di deterrenza all’inciviltà di chi ritiene normale fare violenza ed aggredire personale che svolge pubblico servizio.
Occorrono, dunque, segnali concreti, nel settore della sanità pubblica e non solo, perché abbia senso davvero parlare di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro nel nostro Paese, dove continua ad essere doveroso implementare tale cultura consolidandone il comune sentire.