L’argomento “casa”, amplificato anche nel nostro Paese dal lockdown (marzo 2020) causa Covid-19, continua a palesarsi come emergenza sociale nazionale cui il nuovo Governo è chiamato a far fronte e non certo con risposte parziali ma con una programmazione di medio/lungo termine, in chiara controtendenza con il mancato rifinanziamento nella Legge di bilancio 2023 dei fondi affitti e morosità incolpevole; scelta che il Sicet Cisl, con il segretario generale nazionale Fabrizio Esposito, ha definito “troppo sbilanciata dalla parte dei proprietari”.
Le politiche dell’abitare, nella loro declinazione di housing sociale, sono sempre state concepite dal Sicet Cisl come costitutive delle politiche di welfare, atteso che il diritto all’abitare non potrebbe mai concepirsi come disgiunto dagli altri, fondamentali, tra cui il lavoro legale, la sanità ed i servizi sociosanitari appropriati, lo studio, la formazione, la partecipazione sociale, la qualità della vita, ecc.
Qui sono in gioco di diritti della persona, delle famiglie, chiaramente sanciti dalla nostra Costituzione che obbliga lo Stato a creare le condizioni affinché essi siano fruiti senza discriminazione alcuna, tra fasce sociali e tra aree geografiche.
La situazione dell’ housing sociale a livello nazionale si presenta oggi deficitaria rispetto al bisogno diffuso, se solo si considera che il primo ed unico Piano di Stato venne ideato come INA-Casa dal ministro del lavoro Amintore Fanfani e, vigente tra il 1949 e il 1963, consentì di costruire su tutto il territorio nazionale due milioni di vani per 350 mila famiglie a basso reddito, oltreché creare occupazione aggiuntiva.
Poi, al netto di interventi episodici, più nulla con l’aggravante che molti di quegli alloggi non esistono più o non sono mai stati ristrutturati né adeguati sul versante energetico e ancor meno ambientale, divenendo nel tempo potenzialmente pericolosi per i rispettivi inquilini.
Emblematico, ultimo dato di cronaca, il caso di Mesagne, dove sedici famiglie residenti in un condominio di edilizia popolare exIacp (oggi Arca Nord Salento), di via Rovigno costruito negli anni ’70, sono legittimamente preoccupati a causa di lesioni presenti nella struttura.
Con la riforma del Titolo V, alle Regioni venne riconosciuta l’autonomia legislativa su varie materie, tra cui la “casa” e, in effetti, la Puglia ha già in corso la revisione – ci auspichiamo ora che acceleri sul dialogo sociale – della L.R. n.10/2014 che disciplina l’assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Ebbene, negli ultimi mesi nel territorio brindisino una serie di comuni hanno avviato e in qualche caso definito, come il Comune di San Vito dei Normanni, la concertazione sociale sul bando di concorso per l’assegnazione – che in ogni caso sarà insufficiente rispetto al reale fabbisogno – degli alloggi di edilizia economica e popolare dell’Arca Nord Salento, che si renderanno disponibili.
La stessa concertazione sociale è in atto con i Comuni di Francavilla Fontana e di Cisternino, mentre ci attendiamo convocazioni dai Comuni di Brindisi e di San Donaci.
Le nostre proposte mirano ad agevolare, grazie alla condivisione dell’Ente locale, non solo l’abbattimento di costi impropri come la marca da bollo di 16 euro sulla domanda ma, soprattutto, il riconoscimento di diritti di cittadini e famiglie che la Legge non evoca specificamente ma che neppure esclude.
Indicativi sono i casi di invalidità, oppure di residenza in alloggi insalubri o inidonei, le cui certificazioni richieste spesso sono soggette a documentati ritardi burocratici.
Una presenza importante al tavolo della concertazione è quella dell’Arca Nord Salento, recentemente uscita dal dissesto finanziario e, confidiamo, finalmente in grado di rilanciare una programmazione di medio lungo periodo, grazie ai diversi finanziamenti disponibili – Pnrr, Fse… – per interventi sia di housing sociale che di manutenzione ordinaria e straordinaria degli alloggi, di rigenerazione urbana e persino quelli relativi alle comunità energetiche.
In coerenza con il dialogo in corso con le Amministrazioni, che fino a questo momento giudichiamo positivo, non manchiamo aggiuntivamente di sollecitare l’aggiornamento o la sottoscrizione di protocolli di intesa, ex L.n. 431/98, finalizzati a regolare il mercato comunale degli affitti, a favorire l’allargamento delle locazioni al momento sfitte, a consentirne l’accesso alle fasce sociali più deboli, a contribuire alla soluzione del problema sfratti, a far emergere il mercato nero e irregolare dell’affitto, a migliorare lo stato manutentivo degli immobili in conformità alle norme sulla sicurezza, sul risparmio energetico e dell’acqua e sulla tutela della salute, anche puntando ad aliquote Imu agevolate.
Ecco, dunque, in avvio di 2023, un nuovo inizio di dialogo per la coesione sociale, che negli auspici del Sicet Cisl Taranto Brindisi potrà traguardare, credibilmente, risultati attesi dalle nostre comunità.
di Massimo Caliandro –Segretario Generale Sicet Cisl Taranto Brindisi
Brindisi, 11 gennaio 2023