In tema di Zone Economiche Speciali e di loro tempi di realizzazione, ai cronici ritardi che hanno storicamente caratterizzato le politiche di sviluppo del Mezzogiorno si assomma, per la Zes Adriatica e la Zes Jonica, il vulnus burocratico che compromette, purtroppo, anche le migliori intenzioni di chi aspetta a mettersi in gioco per investire su questi territori.
Eppure, come positivamente accaduto altrove, anche in Puglia esiste la possibilità seppur finora teorica di implementare occasioni di sviluppo, di occupazione aggiuntiva ed in particolare di valorizzazione anche delle aree retro portuali, che potranno estendersi vista le perimetrazione delle nostre Zes, oltre la stessa Regione accogliendo ulteriori opportunità ed attività produttive e di servizi.
La filosofia di fondo del Decreto Mezzogiorno (D.L. 91/2017) oltre a voler contribuire ad ancorare il Mezzogiorno al Nord del Paese e al resto dell’Europa, era tutta racchiusa nel termine speciale che, evidentemente, bypassava quella di ordinario con tutte le consequenzialità positive che ne sarebbero dovute derivare nel breve periodo.
Tra queste, come riportato nei piani strategici delle Zes e grazie ad una serie di agevolazioni fiscali e semplificazioni, vengono prefigurati nello stesso D.L. investimenti di grandi gruppi non solo nazionali, fino alla possibilità di eventuali assorbimenti sia per Taranto che per Brindisi di forza lavoro, diretta ed indiretta, in uscita da settori produttivi in crisi.
Altro obiettivo, quello di promuovere investimenti delle Pmi locali e con essi il consolidamento delle varie filiere produttive, ovvero agroalimentare, farmaceutica, meccanica, turistica, chimica, della logistica e della distribuzione e per favorire ulteriore occupazione.
Di fatto, al momento constatiamo che la farraginosità burocratica sta rallentando il processo di insediamento delle Zes.
Ecco, allora, che le Zone economiche speciali da opportunità rischiano di divenire percorsi lenti e complicati, per questa parte d’Italia e segnatamente per il Mezzogiorno, dal momento che risultano necessari ben 32 passaggi autorizzativi per completare un percorso di insediamento.
In questi ultimi anni però altri Paesi, circa 70 nel resto d’Europa e nostri concorrenti, non sono rimasti al palo ma, abbattendo i vincoli burocratici si sono opportunamente attrezzati nel medesimo comparto.
Di contro, tanto la Zes Jonica quanto quella Adriatica sono ancora lontane dalla capacità di accrescere le economie dei territori ed i rispettivi porti di Taranto e di Brindisi, al netto delle rispettive e specifiche attuali attività.
Lo sviluppo economico deve essere dunque, rafforzato assegnando ai due nostri capoluoghi di provincia ed alle loro aree portuali, la funzione di poli di commutazione del sistema Euro-Mediterraneo dove poter intercettare traffici internazionali consolidando i rispettivi flussi di traffici commerciali ed implementando economicamente i sistemi logistici locali.
Il Mezzogiorno con Taranto e Brindisi, con l’istituzione delle Zone Economiche Speciali e la completa attuazione della riforma della portualità, deve diventare volano per il resto del Paese, anche attraverso una convinta politica di coesione, facendo rete mediante un efficace, efficiente e moderno sistema infrastrutturale materiale e immateriale, tra porti, aeroporti, reti ferroviarie, sistemi viari.
In tutto questo, nell’insediamento delle Zes, occorrerà tenere insieme lo sviluppo, la formazione e il lavoro, attraverso clausole di salvaguardia territoriali, la qualità e sicurezza del lavoro, l’attenzione alla sostenibilità ambientale ed economica degli interventi attraverso processi di economia circolare, le bonifiche, la legalità e la non elusione dei contratti di lavoro oltre, alla attivazione di specifici processi di monitoraggio dell’attuazione e della spesa.
Per tutte queste ragioni riteniamo decisive le proposte, mirate alla semplificazione, avanzate al Governo, dai rappresentanti delle Regioni e la condivisione del Comitato tecnico interregionale che comprende i presidenti delle Autorità portuali pugliesi.
Tra le proposte annotiamo la richiesta di una Autorizzazione Unica Zes (Au-Zes), interventi incisivi su tempi e percorsi che coinvolgono per esempio le Soprintendenze d’Archeologia, Belle arti e Paesaggio come termini perentori delle Amministrazioni per la resa delle proprie determinazioni e le riclassificazione dei siti Sin (Siti di interesse nazionale) in Sir (Siti di interesse regionale) che nel caso di Brindisi e di Taranto ricadono nelle due distinte aree Zes.
Rilanciamo l’auspicio, pertanto, che il Governo nazionale dia riscontri efficaci ed in tempi sostenibili a quanto rivendicano, con molta forza, i nostri territori.
Antonio Castellucci
26 gennaio 2020