Il tema della violenza contro le donne, dei femminicidi in particolare, cui fa riferimento dal 1999 la giornata internazionale del 25 novembre istituita dall’ONU, non può essere unicamente evocato ogni qualvolta le cronache danno conto di fatti cruenti, con il rischio aggiuntivo dell’assuefazione a tal genere di notizie.
L’argomento, che è di profonda valenza sociale e morale, deve piuttosto costituire impegno prioritario, esigente, esigibile, condiviso, di adozione di politiche di genere, con un coinvolgimento che spazi dalle istituzioni alle famiglie alle forze sociali, dal mondo della scuola e della cultura a quello della comunicazione, compresi i social network, dall’arte in tutte le sue declinazioni all’economia, dalle agenzie educative all’associazionismo cattolico e laico.
Illuminanti, al riguardo, le parole di Papa Francesco, quando afferma che sono “una vigliaccheria e un degrado” per gli uomini e “per tutta l’umanità” le varie forme di maltrattamento che subiscono molte donne che, nel mondo, ogni giorno continuano a patire violenza psicologica, verbale, fisica e sessuale.
L’obiettivo aggregante sarà, dunque, abbattere definitivamente l’attuale retaggio negativo, perché ancora insito nella società italiana, di passate concezioni di convivenza civile cristallizzate in chiave maschilista; come, anche, rimuovere gli stereotipi, i pregiudizi, il substrato culturale della violenza, così consentendo alle menti e ai cuori di tutte donne di non essere più considerati dei veri e propri campi di battaglia.
Non vediamo più scorciatoie, anche perché tale fenomeno sempre più spesso riguarda non solo i femminicidi ma anche gli infanticidi, come forma ulteriore di violenza sulle donne.
Dovrà, dunque, essere il sistema-Paese, a tutti i livelli, a svolgere ruolo determinante, assumere decisioni e condividere progetti di sostegno sociale e finanziario, prendere di coscienza dei diritti civili e costituzionali ed attivare buone pratiche da attualizzare mediante il dialogo e la corresponsabilità sociale.
E non dimenticando le misure evocate, al riguardo, dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul (2011), ovvero Prevenzione, Protezione, Procedimenti penali, Politiche integrate.
Premesso, dunque, che nel corso della vita, una donna su tre subisce violenza e che per il 90 per cento non la denuncia, dare impulso e promuovere la condivisione di politiche di genere non significa parlare solo di donne quanto, invece, elaborare azioni mirate di riorganizzazione complessiva della nostra società, di azzeramento dei modelli culturali ancora dominanti che si ripercuotono negativamente sui ruoli sociali di uomini e di donne.
La Cisl aderisce in questo 2021 alla campagna UN Women “Orange the World – Mettiamo fine alla violenza contro le Donne adesso!” a conferma di un impegno quotidiano che, nel territorio Taranto Brindisi, grazie alla nostra presenza capillare nei comuni e nei luoghi di lavoro, è volto a contrastare questo fenomeno in tutte le sue manifestazioni, diffondendo la cultura delle pari opportunità uomo-donna, della tutela dei diritti umani, della dignità delle donne intese come persone, siano esse bambine, ragazze, giovani, madri, lavoratrici, pensionate.
Il quadro complessivo del Paese, dopo quasi due anni di penalizzazioni economiche, sociali, occupazionali, produttive, determinati da una pandemia già alle soglie della quarta ondata, oltre a far proseguire nella conta dei contagiati e dei morti per Covid-19, vede oggi milioni di famiglie cadute in povertà ed un contestuale incremento delle violenze contro il genere femminile, specie in ambito domestico.
Neppure va sottovalutato che fatti 100 posti di lavoro persi a causa della pandemia, circa il 60% ha riguardato le donne, a fronte del 65% di donne italiane, mamme di bambini piccoli che non lavorano.
Permane, anche, una violenza in ambito lavorativo, magari meno visibile, laddove le donne sono anche vittime di stalking senza tacere sul fenomeno mafioso chiamato caporalato, come in Agricoltura, nel Mezzogiorno e non solo; ma anche nei settori Commercio, studi professionali, Turismo, servizi alla persona osserviamo rischi di illegalità ovvero di infiltrazioni criminali e tutto ciò merita l’attenzione non solo sociale ma anche un’azione strutturata degli enti strumentali di controllo del territorio e delle Forze dell’Ordine.
La lista spaventosa delle 107 vittime ad oggi di femminicidi in Italia, uno ogni tre giorni – 1079 dal 2012 – fa invocare insieme con la prevenzione, l’ascolto e l’accoglienza altre misure per implementare la cultura contro la violenza di genere, magari destinando a ciò parte delle risorse europee del Recovery fund per consentire a quante siano vittime della violenza di genere di guardare al proprio futuro con la speranza di chi vuole scommettere di nuovo sulla propria felicità, senza più vincoli violenti.
Obiettivo unificante, su cui dovranno convergere tutte le buone pratiche da mettere in campo, resta il lavoro e, pertanto, l’occupazione legale, contrattualizzata, non precaria né a termine e, di conseguenza, un governo nuovo del mercato del lavoro e della formazione di nuove competenze in grado di offrire l’opportunità alle presenti e alle future giovani generazioni di collocarsi, in modalità vincente, nel processo in atto di transizione ecologica e sociale.
Taranto e Brindisi, entrambe città-emblema di un Sud impegnato in percorsi di complessivo riscatto economico e di rilancio produttivo aggiuntivo, sono aree territoriali in cui le donne incontrano ostacoli ed insidie aggiuntive, rispetto ad altre aree del Paese, con l’aggravante che né l’attuale sistema del welfare territoriale né quello socio-sanitario regionale, possono considerarsi al momento supporti sufficienti di un’azione mirata al loro compiuto affrancamento sia reddituale che sociale.
Come Cisl territoriale, insieme con tutte le nostre Federazioni di categoria, il sistema Servizi Cisl, il Coordinamento Donne, continueremo con l’impegno di sempre a mantenere i riflettori sempre accesi sui fenomeni richiamati, rilanciando e diffondendo ancora di più nei luoghi di lavoro e nel territorio la cultura della prevenzione, del rispetto delle donne che non devono mai essere lasciate sole, quasi che le violenze debbano ritenersi fatti privati, approfittando inoltre della presente fase di avvio del percorso congressuale per progettare sempre più occasioni di prese di coscienza sia personale che comunitaria.
di Gianfranco Solazzo – Segretario generale Cisl Taranto Brindisi
23 novembre 2021