Il recente rapporto biennale “Coesione è competizione” promosso da Fondazione Symbola, Intesa SanPaolo e Unioncamere, pubblicato sul Sole 24 ore, evidenzia l’importanza del concetto di coesione, con riferimento alle attività di quelle imprese che hanno investito sulla sostenibilità, non solo in termini di processi e di prodotti ma soprattutto sulle rispettive risorse umane, considerate patrimonio imprescindibile della propria attività intesa come missione sul territorio e non avulsa dallo stesso.
La pandemia ha confermato che i divari territoriali e sociali vanno assolutamente colmati solo puntando su uno sviluppo sostenibile ed integrale; ecco perché le politiche della sostenibilità, della coesione e dell’inclusione sono tra i fondamenti del Next Generation Eu e del Green Deal. Le imprese, insomma, devono manifestare quella responsabilità sociale che oggi più di ieri si pone come ineludibile per la rinascita delle comunità, atteso che le profonde trasformazioni economiche e sociali cui il Paese è chiamato, con particolare riguardo al nostro Mezzogiorno, non potranno risolversi esclusivamente con i finanziamenti europei, oltretutto non conoscendo ancora la progettualità specifica territoriale.
Risultano condivisibili i reiterati richiami di autorevoli esponenti parlamentari locali, rivolti al mondo imprenditoriale brindisino e soprattutto ai grossi player dell’energia, ai quali vengono sollecitati processi di de-carbonizzazione e di trasformazioni tecnologiche correlate alla digitalizzazione ed alla transizione ecologica. Peraltro, la piattaforma territoriale per lo sviluppo, elaborata dalle Confederazioni territoriali insieme con Confindustria e condivisa da varie associazioni di categoria ed Enti locali, va proprio in quella direzione e rappresenta il comune impegno di rendere esigibile un traguardo condiviso.
La Valutazione integrata ambientale, attesa dall’Enel, per la sostituzione degli impianti a carbone con quelli a gas, la cui dead line è prevista per il 2025, costituisce uno dei primi step per scongiurare il rischio che non si consegua quella neutralità climatica essenziale per la vita delle comunità amministrate e del pianeta intero. Lo stesso PNIEC indica il gas come necessario per una giusta transizione energetica che approdi alla neutralità climatica, in uno con la sicurezza energetica del Paese.
La transizione, però, è un processo che non può gravare esclusivamente sul lavoro e sui lavoratori, già artefici di una produttività che ha determinato alta redditività soprattutto per i grandi player dell’energia. Nelle linee strategiche di tali multinazionali, più volte si fa riferimento all’impresa- comunità, che fa sentire il personale coinvolto nelle missioni aziendali, così come lo stesso report della Fondazione Symbola dimostra, riferendosi a quelle imprese che risultano vincenti se effettivamente aperte al territorio e agli interessi delle stesse comunità.
Questo, dunque, è il momento in cui tutti gli attori istituzionali, produttivi e sociali del territorio dovranno condividere percorsi nuovi che, investendo nella transizione ecologica, di fatto potranno determinare anche una trasformazione economica, ambientale e sociale perché non sia lasciato indietro nessuno. Nessuno degli investimenti previsti dal PNRR dovrà mai incidere negativamente né sull’ambiente né sul lavoro, anzi gli stessi dovranno essere volano per la creazione di nuovo lavoro stabile e sostenibile. Gli investimenti in Fonti di energia rinnovabile (Fer) e quelli in nuove tecnologie collegate all’idrogeno, dovranno collocare Brindisi al centro dell’attenzione regionale e nazionale, per valorizzare il grande contributo rappresentato in tal senso anche dalla Cittadella della Ricerca per le importanti opportunità scientifiche che la stessa può offrire.
A tal proposito va fatta chiarezza anche in merito alle risorse del Just Transition Fund per verificare progetti e motivazioni per le quali si destinano risorse a questo o quel territorio, consapevoli del sostanziale apporto dato al settore dell’energia dalla città di Brindisi.
Tutti devono sentirsi coinvolti in un programma di vera formazione, per la ricollocazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati da processi di riorganizzazione e ristrutturazione per i quali necessita un programma di solidarietà intersettoriale, che coinvolga in ottica di clausola sociale le grandi imprese presenti sul territorio, per la salvaguardia di tutte le risorse umane dirette e dell’appalto.
Nella Missione 5 del PNRR per tali esigenze sono disponibili ben 6,66 MD per sostenere l’occupabilità di lavoratori in transizione e di quelli disoccupati, affinché si realizzino i necessari investimenti in attività di upskilling, reskilling e life-long learning, per la riqualificazione professionale e si forniscano le opportune competenze richieste dai nuovi processi produttivi che non escluderanno alcun settore lavorativo.
Perciò, come Cisl a tutti i livelli chiediamo, condivisione, responsabilità e concretezza per disegnare lo sviluppo dei territori con celerità, non solo per accompagnare gli attuali lavoratori nel processo di transizione ma anche per ridare alle nuove generazioni il diritto di investire i propri destini professionali nelle città d’origine.
Il Porto ed il retroporto, Zes e Zona Franca doganale interclusa, costituiscono ulteriore volano di sviluppo per il territorio di Brindisi, considerando gli importanti investimenti già realizzati, quelli previsti ed il lavoro costante che si sta portando avanti affinché la portualità diventi fondamentale dal punto di vista turistico e commerciale. Con l’auspicio che il conflitto, talvolta fine a se stesso, tra ambiente e sviluppo, non si traduca esclusivamente in un rallentamento o, addirittura, in blocco degli stessi investimenti e delle conseguenti attività. Ciò comporterebbe una sconfitta per tutti.
Al contempo va ripresa e rilanciata la questione del Contratto Istituzionale di Sviluppo (Cis) per l’area territoriale di Brindisi, praticamente ferma alle ultime interlocuzioni con il Sen. Turco, nella sua precedente veste di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Per la ripartenza del Cis, auspichiamo la forte e contestuale iniziativa di Istituzioni nazionali e periferiche, delle rappresentanze parlamentari e consiliari regionali pugliesi, delle Autonomie locali del territorio brindisino, nei confronti del Governo e della nuova Ministra per il Sud e la Coesione territoriale On. Mara Carfagna.
A tal proposito sarà opportuno che si riattivi al più presto il tavolo specifico, puntando a ridefinirne programmi e risorse e, grazie alla regia del Prefetto, riconoscere anche alle Parti sociali ruolo e protagonismo. Sappiamo bene che i tempi lunghi della politica spesso confliggono con le legittime attese dei territori ma questioni come il lavoro e lo sviluppo hanno bisogno, oggi più che mai per Brindisi, di scelte veloci, chiare e corroborate dalla corresponsabilità di tutti gli attori sociali.