Sintesi dei lavori e conclusioni del dibattito
Sintesi relazione introduttiva di Francesco Solazzo, Segretario Generale
Stiamo per lasciarci alle spalle un anno che ha totalmente stravolto la nostra vita; l’esperienza del Coronavirus dovrebbe insegnare che il bene degli uni non può essere alternativo al bene degli altri, perciò oggi, il primo compito cui assolvere è ricondurre al centro della programmazione economica e sociale del Paese il rispetto della dignità di ogni persona. Il Servizio Sanitario Nazionale se pur basato su principi tra i più solidaristici al mondo, ha manifestato tutte le sue fragilità sia perché materia di competenza concorrente con le Regioni sia perché gestito da una politica caratterizzata, in un caso e nell’altro, da tagli lineari costanti e con una filosofia che ha privilegiato la logica aziendalista in cui la tutela e la prevenzione della salute è venuta sempre meno.
C’è quindi la necessità di investire in strutture ospedaliere e sanitarie nuove, posti letto, terapie intensive, tecnologie avanzate, telemedicina, organici, medici, infermieri, OSS ma soprattutto va riconsiderato il sistema sanitario tenendo conto dell’invecchiamento demografico e del bassissimo tasso di natalità che caratterizzano il nostro Paese; i 9 miliardi previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza non possono rispondere a tali esigenze perciò l’utilizzo del MES sanitario rappresenta una necessità improcrastinabile.
La pandemia ha cambiato anche il modo con il quale la scuola è percepita, nonché il suo valore sociale ed economico per il Paese; non si può continuare ad ignorare quanto possano risultare discriminanti per i ragazzi e dannosi gli attuali livelli in tema di abbandono e povertà educative, tra i più alti d’Europa. Urge investire in infrastrutture materiali e immateriali, sulle nuove competenze che necessitano al paese e per le quali vanno realizzati importanti investimenti sul capitolo formazione e riqualificazione professionale e soprattutto assunzioni di personale docente a tutti i livelli.
Sul tema della clausola sociale relativa al CIS Taranto auspichiamo uno sviluppo sostenibile ponendo attenzione alle aziende locali ed alla manodopera del territorio e prevedendo assunzioni di lavoratori provenienti dai bacini di crisi delle aziende dei complessi industriali e di lavoratori svantaggiati. In merito alla vertenza ex Ilva abbiamo continuato ad esprimere le nostre valutazioni con coerenza e responsabilità, manifestando apprezzamento per l’ingresso dello Stato negli assetti proprietari ma nello stesso tempo prudenza per quello che potrà essere il piano industriale.
Una sfida è prevedere un modello di relazioni industriali partecipativo, che veda i lavoratori protagonisti degli stessi destini della fabbrica e soprattutto garanzia per l’effettiva realizzazione dei piani ambientali ed industriali che si andranno a decidere. Anche con l’avvio del tavolo del CIS Brindisi abbiamo manifestato l’esigenza di attenzione nei confronti del territorio, consapevoli che le opportunità non mancano come la presenza di grossi player dell’energia, come Enel, Eni ed A2A, i quali possono contribuire alla transizione energetica. Avanzeremo pure per il CIS Brindisi la proposta di attivare la stessa clausola sociale con la modalità premiale che è stata attivata per il CIS Taranto per coinvolgere nelle relative attività le imprese e i lavoratori del territorio.
Nessuna opportunità che vada oltre la grande industria va trascurata sia su Brindisi che su Taranto, a partire dalle potenzialità produttive storiche che consentano di puntare immediatamente ad una Agricoltura e ad una Agroindustria di qualità, ad una economia del mare possibile, ad una ricezione turistica finalmente non solo stagionale e, soprattutto, di respiro sia nazionale che internazionale, dalle tradizioni storiche e dalle eccellenze artistiche e culturali presenti, senza dimenticare le nostre peculiarità geografiche e climatiche né sottovalutare, al contempo, le gravissime carenze infrastrutturali che tagliano la nostra Regione e i nostri territori dai grandi circuiti europei e mondiali.
La nostra reiterata richiesta di un Patto sociale a largo respiro va anche in questa direzione affinché si possano condividere percorsi per contribuire allo sviluppo economico ed occupazionale delle rispettive aree provinciali.
L’UE ci chiede di intervenire sulla coesione sociale, oltre a quella territoriale e di recuperare le grandi debolezze che pesano sui destini dei nostri giovani e delle nostre donne; questo è uno dei compiti fondamentali cui assolvere con il Next generation Eu, che potremmo tradurre in risorse per le generazioni future europee. Quando arriverà la fine del blocco dei licenziamenti, a fine marzo prossimo e si riproporranno alle imprese i problemi di liquidità, le difficoltà si moltiplicheranno, se il Paese si farà trovare ancora una volta impreparato. Già ad oggi si parla di circa 500mila posti di lavoro persi.
L’impulso a nuove politiche di sviluppo andrebbe accompagnata dalla realizzazione di un efficiente sistema di politiche attive del lavoro e di un sistema di ammortizzatori sociali universale. Operazioni queste da compiere al più presto se si intende concretamente affrontare il tema lavoro e occupazionale; prevedere nella Legge di bilancio 2021 solo 500 Milioni per le politiche attive del lavoro significa non aver compreso la gravità del problema. L’auspicio è che gli imminenti vaccini possano ridarci il senso bello della vita, tornare senza timori in mezzo alla gente, stringendoci la mano e soprattutto tornare fisicamente nelle nostre assemblee, considerando anche che andiamo incontro alla stagione congressuale Cisl 2021.
Sintesi intervento di Antonio Castellucci, Segretario Generale CISL Puglia
Con le speranze autorizzate dal vaccino anti-Covid auspichiamo un recupero di serenità e di superamento delle molteplici paure che hanno colpito il Paese; occorre, però, proseguire con responsabilità per venirne fuori tutti insieme.
E’ preoccupante la situazione occupazionale in tutti i settori produttivi.
Le opportunità di cambiamento strutturale del Paese possono sicuramente autorizzare una speranza di futuro ma a condizione che il Governo, spendendo al meglio la mole di risorse europee disponibili, metta al centro della propria azione la questione lavoro ed il recupero del divario Nord-Sud, anche convocando un confronto non puramente formale con i sindacati confederali per concertare interventi specifici ritenuti concreti e prioritari, finanziabili con il Recovery fund.
A livello regionale pugliese va accelerata l’iniziativa istituzionale rispetto alle Zes, ai CIS, alla realizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali e recuperato il rapporto concertativo grazie ad un Patto sociale per l’occupazione e lo sviluppo.
Su ex-Ilva necessitano investimenti salvaguardando occupazione (diretta e indiretta), ambiente, salute e sicurezza e produttività dello stabilimento ionico.
La politica regionale recuperi responsabilità. Della Cabina di Regia promessa dal presidente della Regione Emiliano auspichiamo una convocazione a brevissimo.
Rilancio della crescita e dello sviluppo della Puglia dovranno ritornare ad essere centrali nell’azione di governo con l’attivazione dei tavoli tematici con immediato riguardo al sistema sanitario regionale che ci preoccupa molto, anche perché comincia a cambiare la composizione delle fasce di età che richiedono assistenza e cura.
La Puglia presenta una questione anziani riguardante la solitudine, la non completa appropriatezza sanitaria, dei servizi sociali e socio-sanitari, l’assenza di una Legge nazionale sulla non autosufficienza, i nuovi bisogni assistenziali cui andrebbe risposto con una specifica domicializzazione dei servizi di cura nel territorio, senza dimenticare che i vaccini anti influenzali non sono stati erogati ancora al 100% e non vorremmo che ciò accadesse anche per il vaccino anti-Covid.
Servono, dunque, partecipazione, confronto, un Patto sociale, percorsi da condividere con le istituzioni.
Siamo infine impegnati a valorizzare e consolidare sempre più la nostra Organizzazione con progetti di proselitismo delle Federazioni che, grazie anche al Sistema servizi, rafforzino presenza e qualifichino ancora di più la presenza Cisl sul territorio pugliese.
Sintesi conclusioni di Ignazio Ganga, Segretario Nazionale Confederale CISL
Il Covid ha visto altalenare parole come sconforto e dolore ma anche speranza e rinascita; da qui dobbiamo ripartire, perché il sindacato è nato per accompagnare i sentimenti di giustizia, per lavorare migliorando il presente e il futuro del Paese e per renderlo migliore.
La nostra reazione alla Legge di bilancio, non è solo perché non siamo stati coinvolti ma perché è chiaramente congiunturale e come tale non riuscirà a far recuperare competitività al Paese, considerando che sviluppo e coesione sociale non sono alternativi ma interdipendenti; per questo ha valore la nostra idea di un Patto sociale.
Il Mezzogiorno, in particolare, necessita di una specifica attenzione; la sua crescita prevista dell’1,4 nel 2021 e del 2,5 per il 2022 non ci può soddisfare, così come intollerabile è non far ripartire qui opere infrastrutturali prioritarie, nonostante ci siano progetti e finanziamenti.
Anche sul Recovery fund ci sono molte cifre che non tornano; almeno il 34% deve andare al Mezzogiorno per riallinearlo all’Italia e all’Europa.
Questa è una crisi diversa, straordinaria e atipica e sta colpendo l’economia reale.
Bisogna difendere i posti di lavoro, far ripartire l’economia, attuare incisivi investimenti produttivi, rafforzare le politiche sociali, impegnarsi per salvare la democrazia, mettere in sicurezza il Paese di fronte alle forze populiste.
Nel magistero di Papa Francesco i valori guida della Cisl, che cambiano completamente le prospettive di approccio alla politica e all’economia, assumendo la corresponsabilità e la partecipazione come contributo quotidiano alle sorti del Paese.
Siamo nel pieno di una seconda ondata pandemica in cui sembra, quasi, che l’insegnamento della prima non sia servita; ad esempio, rispetto ai posti letto di terapia intensiva, siamo ancora sotto di quasi 1.200 postazioni; solo 12 regioni avevano già presentato un progetto per il recupero delle liste d’attesa, le USCA sono istituite solo al 50% ed è ancora sulla carta il servizio infermieristico di assistenza domiciliare.
Se ci sono state importanti risposte congiunturali, pari a 100 miliardi, non ci soddisfano le percentuali di riparto, come i soli 9 miliardi per la sanità, che potrebbero farci pagare un prezzo ancora più salato.
La sanità è l’emblema dell’approccio congiunturale del Governo a problemi che sono concreti e non più rinviabili.
Quanto al blocco dei licenziamenti, che siamo riusciti a scongiurare fino alla fine del prossimo marzo, bisognerebbe che il Governo convocasse un tavolo con il sindacato, per lavorarci giorno e notte, per riformare gli ammortizzatori sociali e progettare credibili politiche attive del lavoro.
Anche per i 4.500 esodati potrà esserci una nuova salvaguardia; ma tutto ciò presuppone molta più contrattazione che in Italia è ancora insufficiente.
Si stanno rinnovando con il contagocce i Contratti collettivi nazionali di lavoro ma è ancora fermo quello settore pubblico e quanto mai opportuno è stato aver scioperato per questo lo scorso 9 dicembre perché battaglia doverosa; se c’è la pandemia non per questo bisogna rinunciare al diritto allo sciopero.
Le risorse al momento disponibili per tale rinnovo non sono sufficienti, perché non in grado di riscontrare ciò che realmente serve al Paese.
Anche per quanto riguarda la Scuola non ci soddisfano le risorse messe a disposizione; essa non sta ricevendo la giusta attenzione ed assistiamo ad un disallineamento rispetto all’importanza che ha questo settore, a partire da retribuzioni molto distanti da quelle di altri Paesi europei
Una riforma del fisco avrebbe potuto accelerare i consumi e dare segnali di giustizia sociale; e l’assenza di una Legge nazionale sulla non autosufficienza non è degna di un Paese civile.
Con la concertazione sarebbe necessaria l’apertura di più cantieri: sulla Pubblica amministrazione, sulla scuola, sulla sanità – condizioni lavoro e retribuzione – su innovazione, ricerca, digitalizzazione, sostenibilità ambientale delle produzioni, condizioni di fragilità, welfare, donne, lavoro e formazione, ammortizzatori sociali.
La Cisl intende contribuire al recupero di una grande tensione ideale e sociale; non ci faremo confinare, né intimorire ma continueremo a rivendicare il cambiamento del Paese con la partecipazione e con la piena consapevolezza di possedere forza, capacità e caratura etica e morale.
UFFICIO STAMPA
Taranto, 29.12.2020