Era fine aprile 2024 quando si svolse a Torino, nella Reggia di Venaria, la Ministeriale G7 Clima, Energia e Ambiente convocata sui temi della crisi climatica e con riferimento particolare allo stop definitivo al carbone.
Si trovò l’accordo sulla eliminazione graduale della produzione di energia da carbone nei sistemi energetici, entro la metà degli anni 2030 o comunque in un arco di tempo coerente, con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1.5°C.

In quel contesto, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, assicurando la dismissione della Centrale Federico II anche prima della data già indicata, ovvero dicembre 2025, parve voler dimostrare che l’Italia possedesse chiavi-in-mano soluzioni pronte a fronteggiare le indubbie, quanto problematiche ricadute sociali, ambientali, produttive ed occupazionali dirette e dell’appalto che, inesorabilmente, sarebbero derivate da tale dichiarazione inaspettata.
Ciò che accadde a seguire è cronaca, a partire dal conseguente disimpegno dell’Enel e, dunque, del Paese con ciò rivelando una oggettiva sottovalutazione della sicurezza energetica nazionale; fino alla individuazione di manifestazioni di interesse – sarebbero al momento circa 50 – tutte i fase di valutazione del Ministero delle imprese e del made in Italy, che assicurerebbero un futuro industriale compensativo a questo territorio.
Si tratterebbe di progetti in settori strategici che spaziano dalla produzione di energia da fonti rinnovabili alla logistica, dai trasporti all’ITC-datacenter, dall’aeronautica all’agroalimentare, dal turismo all’economia circolare, da quello navale alla cantieristica.

“Al riguardo, come Cisl, continuiamo a ribadire che il modello di attuazione dei percorsi non potrà che essere risultato della concertazione sociale con tutti i soggetti del territorio a ciò abilitati e, in ogni caso, rilanciamo l’auspicio di una Legge speciale per Brindisi e della sua definizione di area di crisi complessa” ha sottolineato al riguardo Antonio Baldassarre segretario territoriale Cisl con delega al settore industria, il quale fa anche riferimento ad “una serie di recenti accadimenti internazionali che potrebbero portare l’Italia a posticipare la chiusura della Federico II e che spaziano dalle tensioni geopolitiche in corso agli investimenti economico-finanziari in calo, dalla transizione green che sta diversificando l’offerta da fonti energetiche mentre la domanda di energia rimane uguale, fino al persistere di guerre ai confini dell’Europa e, dunque, del nostro Paese.”
Tra questi, l’affaire dazi prima minacciati, poi effettivamente imposti, poi subito dopo tolti per almeno i prossimi 90 giorni dagli Stati Uniti, le cui conseguenze determinano, tra l’altro, l’eccessivo costo dell’energia a livello mondiale.
E’ appena il caso di osservare che la Germania, Paese europeo nostro competitore, dopo aver rimesso in vita alcune Centrali si è già dato l’obiettivo di eliminare il carbone dal suo mix energetico entro il 2030, con la seria probabilità tuttavia che lo stesso traguardo temporale possa essere ulteriormente posticipato.
Ma anche la Francia ha già aumentato l’uso del carbone per produrre elettricità, oltretutto per sopperire alla manutenzione di molte centrali nucleari presenti in quel Paese e molte di esse ai nostri confini.
Inoltre, si sono osservati diversi recenti particolari, a cominciare dall’avvenuta convocazione dell’Enel da parte del Governo che avrebbe assicurato il versamento di una penale per poter riaccendere Cerano.
Vi sta facendo seguito la graduale manutenzione di alcune strutture produttive della Federico II, che farebbe pensare come di fatto sia già saltata la previsione del phase hout dalla produzione a carbone a Brindisi al 31 dicembre prossimo, a favore di una proroga fino al 2030.
“Se, dunque, è vero che più indizi fanno una prova, i tempi per la rimessa in funzione della Centrale potranno rivelarsi direttamente proporzionali all’interesse, mai sopito nei lavoratori, a riprendere l’attività a pieno ritmo pur con la consapevolezza che il carbone non sarà mai il futuro delle fonti energetiche e che, invece, deve essere data costante attuazione al Piano energetico nazionale, il Pniec (Piano Nazionale per l’Energia e il Clima) che definisce gli obiettivi energetici e climatici dell’Italia fino al 2050 – ha ancora affermato Antonio Baldassarre – perciò la Cisl continuerà ad essere vigile, a sedersi ai tavoli, a contrattare, a non perseguire scopi ideologicamente orientati né a fomentare movimentismi fine a se stessi quanto, invece, consolidare scelte unitarie, attivare sinergie ed alleanze utili allo sviluppo di Brindisi e del restante territorio.”
Uno sviluppo che oltre a quello dell’industria deve interessare anche gli altri settori per i quali esso è vocato, grazie alla sua posizione geografica ed alle caratteristiche produttive che storicamente lo connotano, ovvero quelli della chimica dell’aeronautica, della cantieristica, della portualità, dell’agricoltura, dell’agroalimentare, del commercio, dell’artigianato, del turismo e dei servizi.