Mai come in questo particolare momento storico responsabilità e concretezza devono caratterizzare l’iniziativa politica, istituzionale e sociale ai vari livelli, per dar senso e forza ad una trasformazione ecologica che sia in grado di rendere esigibili la sostenibilità ambientale, quella sociale e ricadute occupazionali aggiuntive.
Arrendersi in partenza alla logica della decrescita occupazionale di Brindisi significherebbe aver già perso una sfida che è in atto su scala planetaria e, quel che è peggio, sottovalutare le notevoli potenzialità di attrazione dell’intera nostra area territoriale.
La trasformazione, infatti, degli attuali sistemi produttivi, quelli energetici in primis, non significherà necessariamente sacrificare forza-lavoro, se la transizione ecologica, l’innovazione e la digitalizzazione diverranno effettivamente le direttrici lungo cui muovere per generare tanto coesione territoriale quanto inclusione sociale.
Trovano eco esattamente in questi temi le sfide con cui Brindisi è, dunque, sollecitata a misurarsi, con spirito costruttivo ed atteggiamento non dimesso, al punto che l’impegno di contribuire al suo rinascimento sociale ed ambientale sia commisurato almeno al profondissimo dolore causato dalla pandemia e dai tanti affetti perduti, anche a causa di un sistema sanitario e socio-sanitario regionale oggettivamente penalizzante.
L’ordine del giorno approvato nei giorni scorsi dal Consiglio municipale del capoluogo, che impegna la Giunta a favorire l’investimento di Edison per la realizzazione di un deposito di gas naturale liquefatto nel porto, costituisce valore emblematico di apertura al nuovo che avanza, che può e deve costituire opportunità positiva sia dal punto di vista occupazionale sia perché rappresenta un investimento che può aprire ad ulteriori opportunità produttive.
Il Mezzogiorno, la Puglia, questo territorio, non hanno affatto bisogno di compassione, la stessa che ha determinato decennali danni alla nostra economia; meritano, invece, attenzione vera per consentire la condivisione di comuni obiettivi di sviluppo economico nazionale, assumendo quali contesti di riferimento l’Europa ed i Paesi del Mediterraneo.
Su questo versante, l’auspicio è che l’azione e la credibilità del neonato Governo, riverbero del prestigio internazionale del primo ministro Mario Draghi, siano in grado anche di dar seguito e coerenza al discorso programmatico da questi presentato in Parlamento.
Anche a Brindisi, per esempio, una delle priorità sono i giovani, il loro presente e futuro culturale, formativo, occupazionale preferibilmente nello stesso territorio in cui gli stessi sono nati.
Il Presidente Draghi nel suo intervento ha parlato di un milione di alunni delle superiori in grado di seguire in didattica a distanza (Dad) su 1,6 milioni totali, molti dei quali si sono persi per strada da marzo 2020 ad oggi.
I fenomeni di abbandono scolastico e di inoccupazione sono tra le concause che fanno registrare al Sud il 32,8 % dei cosiddetti Neet, ovvero ragazzi che non studiano e non lavorano, a fronte del 16,8% al Nord.
E restiamo penultimi in Europa, per numero di laureati nella fascia d’età tra 30-34 anni, a 14 punti di distanza dalla media europea.
Ebbene, un Paese che volgesse lo sguardo dalla parte opposta a quella cui aspirano i giovani non potrebbe avere futuro, giacché la loro formazione ed educazione culturale assumono il significato di costruire una coscienza identitaria comune, non solo le rispettive competenze.
Opportuna e condivisibile, al riguardo, la visione programmatica evocata da Mario Draghi: “L’Italia si risollevò dal disastro della seconda guerra mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti”.
Dopo un anno di pandemia, l’Europa ci chiede di non stare in difesa, quasi a raccogliere i cocci di una crisi persistente, né solo di limitare i danni sanitari bensì di recuperare il tempo perduto, grazie all’ultima occasione che il Paese ha, con il Recovery fund, per riappropriarsi di quell’orgoglio nazionale ed europeo tanto caro ai padri della Repubblica.
La classe dirigente, nazionale e locale, è chiamata oggi ad agire responsabilità e concretezza a rimuovere ideologismi e strumentalizzazioni, per fare spazio a progetti ed atti consequenziali credibili ed effettivamente realizzabili.
Va intrapreso un percorso immediato che metta insieme istituzioni e parti sociali con unità d’intenti simile a quella evocata dal Presidente del Consiglio, allorquando nel secondo dopoguerra forze politiche con ideologie persino opposte tra loro condivisero l’obiettivo di ricostruire il Paese puntando al bene comune.
Vanno sfruttate le tante opportunità che Brindisi offre: dalla realtà portuale, alla logistica, dalla transizione energetica con la presenza dei player più importanti e non solo del Paese alla ricerca e all’innovazione tecnologica (Cittadella della ricerca, Cetma, Enea, DiTne), dall’aerospazio al turismo, dalla cultura al commercio e all’artigianato.
Opportuno confidare, anche, sul Contratto istituzionale di sviluppo (CIS Brindisi) e nella ripresa della concertazione con il Governo già avviata insieme con Cgil e Uil, le Associazioni professionali, la Prefettura e gli Enti Locali.
Come Cisl continueremo a porre in essere qualunque azione propositiva tesa alla condivisione ed alla corresponsabilità, per favorire, grazie al Next Generation Eu progetti di vita dei nostri giovani puntando a non sradicarli necessariamente dal territorio e dagli affetti familiari.
Francesco Solazzo – Segretario Generale
Brindisi, 24 febbraio 2021