Riteniamo utile fornire un contributo conseguente alle riflessioni del Sindaco di Brindisi, apprese dalla stampa, da Lui citate durante la presentazione del suo libro “I figli della Montecatini” e riferite a Giulio Pastore evocato, nella circostanza, come Presidente della Cassa del Mezzogiorno.
Una considerazione, quella del Primo cittadino, che non fa onore all’uomo di Governo in qualità di Ministro con delega al Mezzogiorno negli anni ’60, né al fondatore della Cisl, quando lo si cita inopinatamente quale fautore di una “industria di massa”.
E’ opportuno evidenziare che Giulio Pastore come Ministro, da subito pose seriamente la Questione meridionale per puntare alla elevazione prima culturale e poi di sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno, in anni in cui si stava ricostruendo l’Italia e gli strascichi, sia del ventennio fascista che della seconda guerra mondiale, risultavamo ancora evidenti.
Era, infatti, opinione dei migliori economisti e politici di allora, che bisognasse puntare sull’industrializzazione per far crescere il Paese ma, soprattutto, quella parte di esso dove si stentava a mettere quotidianamente il piatto in tavola.
Erano gli anni della forte emigrazione dal Sud verso il Nord, dove una industria brutta, sporca e pericolosa, così come ancora viene raccontata, fece dell’Italia la quarta potenza industriale al mondo e, ancora oggi, la seconda manifattura d’Europa.
Che speriamo resti tale, andrebbe aggiunto!
Ebbene, Giulio Pastore, nel suo incarico di Governo, seppe indicare come emergenze del Paese da affrontare e risolvere, con immediatezza, anche le profonde diseguaglianze infrastrutturali e, soprattutto, sociali tra il Nord e il Sud.
Tra le sue prime iniziative, quella di avvalersi di personalità come Franco Archibugi, Giuseppe De Rita, Giovanni Marongiu, Pasquale Saraceno, Vittorio Bachelet, Gino Giugni, Enzo Scotti ed altri di analogo spessore culturale e professionale.
Insomma, si attorniò di etica e competenza!
Erano quelli, pure gli anni in cui venne avvalorato certamente il ruolo della Cassa per il Mezzogiorno (istituita con la L. n. 10 agosto 1950) ma anche di Enti professionali e formativi come il Formez e l’alta Scuola per dirigenti economici privati e pubblici (1961), di Centri servizi culturali affidati ad Enti locali, per la diffusione di libri, l’apertura di biblioteche, la programmazione culturale e civile; e dell’Istituto assistenza sviluppo del Mezzogiorno (Iasm) per promuovere le politiche di industrializzazione, del Centro addestramento professionale integrato (Ciapi) che operava in stretto raccordo con la Cassa per il Mezzogiorno e con le imprese pubbliche e private.
Praticamente un programma da New Deal nazionale.
E furono, quelle, anche le prima fondamenta economiche ed occupazionali del Paese, investendo in infrastrutture materiali e immateriali, nel corso di anni che vedevano man mano i giovani salire sull’ascensore sociale, acculturati ed emancipati socialmente ed economicamente rispetto ai propri genitori.
Non sarebbe inappropriato, dunque, citare oggi Giulio Pastore ed ovviamente gli uomini che lo affiancarono quali testimoni di una progettualità istituzionale unica, mai riscontrata negli anni a venire e, soprattutto, come personalità caratterizzate da principi etici e competenze indiscutibili.
Non c’era parte del Paese-Italia che non rivendicasse investimenti in fabbriche e industrie, atteso che, con il senno di poi, è alquanto facile additare la sostenibilità ambientale dei distinti cicli produttivi con la sensibilità attuale.
Ciò, soprattutto, perché in quell’epoca la fame era ancora più nera del carbone!
Ed allora, si stimoli un confronto costruttivo sulle problematiche territoriali di Brindisi senza l’ostinata demonizzazione dell’industria, anche considerando che il suo tanto atteso smantellamento, ormai concreto, è edulcorato da tante parole e promesse che possono farci sperare positivamente solo facendo ricorso alla fantasia.
L’industria è stata la realtà in cui ricerca, innovazione, nuove tecnologie, in tutti i settori di eccellenza del sistema Italia, da quelli della Chimica, della Farmaceutica, dell’Automotive, dell’Acciaio, dell’Aeronautica, e sembrerà strano, ma finanche dell’Energia, hanno reso competitivo l’intero nostro Paese.
Quella competitività che oggi, a fatica, si sta cercando di riconquistare.
Va precisato che nessuno tifa per la continuità di uno sviluppo che ormai è alle nostre spalle anche in virtù delle attuali transizioni sia industriale che energetica in atto; ma inquadrare una visione di Paese o di territorio, con i desiderata dell’oggi, non fa giustizia né del passato, né del presente, né del futuro.
Pertanto, definire Giulio Pastore quale protagonista di una “industria di massa” trascurando la sua forte attenzione verso lo studio, la formazione, l’elevazione prima culturale e poi professionale degli operai e delle operaie, ci sembra riduttivo se non inappropriato.
La Cisl viene fondata il 30 aprile 1950 e, appena dieci mesi dopo, Giulio Pastore, realizza la prima Scuola di formazione sindacale, in quel di Fiesole a Firenze, ancora oggi di altissimo livello e frequentata anche da sindacalisti provenienti da altri continenti.
Anche questo ha denotato la sua profonda e prioritaria attenzione, per le competenze e le professionalità, perché venissero acquisite quale patrimonio valoriale indiscutibile per ogni lavoratrice/lavoratore e per ogni sindacalista.