L’istituzione del Tecnopolo del Mediterraneo per lo sviluppo sostenibile, che avrà sede a Taranto e sarà al servizio del Paese al pari di altri siti ad alta capacità produttiva, culturale e tecnologica qui presenti, assevera quel percorso di transizione ecologica che l’Italia, l’Europa e il resto delle nazioni più industrializzate hanno già avviato per giungere, nei prossimi anni, ad una sostenibilità ambientale dello sviluppo che preservi la vita umana e consegni alle nuove generazioni un mondo meno disastrato dall’inquinamento.
La pubblicazione nella G.U. del 2 aprile u.s. del “Regolamento di approvazione dello statuto della Fondazione dell’Istituto di Ricerche Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile”, che entrerà in vigore il 17 aprile p.v., è una bella notizia per Taranto, un valore aggiunto, occasione utile per alzare l’asticella della sua competitività e per rilanciare nel mondo la propria immagine spesso mortificata o distorta, anche per la presenza di impianti industriali che, ora, potrebbero trasformarsi in una opportunità grazie al contributo che lo stesso Tecnopolo potrà offrire dal punto di vista tecnologico e della ricerca come quella, ad esempio, sull’idrogeno.
A tal riguardo, l’iniziativa organizzata dal Cnel il 16 dicembre 2020, con la presenza di prestigiosi rappresentati istituzionali, e del Portavoce ASviS Enrico Giovannini, attualmente Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, oltre alla partecipazione di importanti aziende del settore produttivo nazionale, Cisa, Enel, Erg, Greenthesis, RFI, Nextchem, le quali hanno dimostrato viva attenzione verso le attività che potrà sviluppare il Tecnopolo, merita di avere immeditata esigibilità.
La sfida oggi, però, è che lo stesso Tecnopolo, in quanto laboratorio di ricerca e sperimentazione su tecnologie verdi, energie rinnovabili e nuovi materiali, non resti socialmente disancorato da quest’area territoriale e che sui versanti della qualità formativa e degli indirizzi scolastici ed universitari, solleciti competenze, professionalità coerenti e spendibili su nuovi scenari operativi che avranno sempre più caratura internazionale.
Anche la scuola e l’azione formativa sul territorio potranno trovare giovamento da questa realtà tecnologica, quella stessa scuola tanto bistrattata rispetto alla quale emergono in tutta evidenza le responsabilità di un Paese che ancora concepisce come dovere legale la frequenza ma non, anche, come luogo in cui si costruisce il futuro e la coscienza del Paese per cui investire opportune risorse anziché operare continui tagli alle relative infrastrutture sia materiali che immateriali.
Situazione tipica, quest’ultima, che ha colpito in maniera particolare le periferie geografiche e sociali del Mezzogiorno, dove il problema si è tradotto nella maggioranza dei casi in esodi ineluttabili delle migliori energie giovanili che altrove, al Nord o persino fuori dei confini nazionali, hanno oggi modo di affermare le loro indubbie qualità umane ed intellettuali, con effetti economici significativi per le comunità di adozione.
Ecco, allora, una nuova sfida, l’ennesima, con la quale il sistema-Taranto, in tutte le sue componenti, è chiamato a misurarsi e che sarà vincente a condizione che prevalga quella stessa corresponsabilità condivisa e senza commistione di ruoli che si afferma ogni qualvolta il dialogo sociale viene anteposto a personalismi, distrazioni, incoerenze, ritardi.
Quella che una volta fu la grande vertenza-Taranto, oggi assume tra i suoi obiettivi il CIS, la portualità, la retro-portualità, l’ex-Ilva, le bonifiche, le nuove infrastrutture materiali e immateriali, la reindustrializzazione, la valorizzazione delle eccellenze produttive – Aerospazio, sistema Difesa – le tante Pmi, l’industria del mare, l’agricoltura e l’agroindustria, il tessile, turismo, il crocierismo, oltre le tante opportunità offerte dalle nostre peculiarità paesaggistiche, archeologiche e culturali.
E, contestualmente, il rientro nella normalità ambientale di un sistema industriale che va risanato e preservato, al pari di una moltitudine di forza lavoro diretta e indiretta da salvaguardare e del diritto di veder trasformata l’intera area ionica in territorio attraente e attrattivo, dove finalmente sarà bellissimo e gradevolissimo vivere.
Attrezzarsi da subito, su questi versanti, per una trattativa a tutto tondo con il Governo nazionale e la partecipazione del Partenariato economico sociale, consentirà di irrobustire ancora di più la capacità contrattuale del territorio, atteso che ulteriori ritardi nelle risposte rischieranno di incancrenire un già esteso disagio sociale.
La credibilità dell’intera classe dirigente territoriale – Provincia, Comuni, Associazionismo produttivo, Parti sociali – si misurerà dalla capacità positiva e propositiva che saprà dimostrare con il supporto doveroso dell’istituzione regionale e da come sarà in grado di orientare le effettive ricadute del Tecnopolo del Mediterraneo, pur a fronte di nomine gestionali che saranno tutte di natura politica e governativa ma che, auspichiamo, abbiano anche un’attenzione verso le tante eccellenze sociali, tecniche e professionali che anche il nostro territorio esprime.
Tra le prime decisioni auspicabili, dovrà esserci l’indicazione ed attribuzione di una sede dignitosa e funzionale, perché siano dissipate diffidenze e perché la scommessa di Taranto diventi la scommessa vincente anche di un Mezzogiorno pronto a cogliere ogni utile opportunità per affrancarsi.
Francesco Solazzo – Segretario Generale Cisl Taranto Brindisi
Taranto, 9 aprile 2021